La coltivazione dell’olivo e la produzione di olio sono due attività cardine dell’agroalimentare italiano. I territori vocati alla produzione sono al Centro-Sud, dove Puglia e Calabria rappresentano quasi il 70% della produzione. Ma l’olivo viene coltivato anche in Liguria, nella zona dei laghi prealpini e in alcune aree di Veneto ed Emilia-Romagna, con produzioni di elevata qualità.
La presenza di importanti specie autoctone e la notevole diversificazione varietale forniscono un’ampia varietà di oli extravergini, con una vasta gamma di prodotti a marchio DOP e IGP.

 

Come nasce l’olio?

Le olive vengono raccolte da settembre (nel nord Italia) a febbraio (nell’Italia meridionale) utilizzando diversi sistemi: direttamente a mano, oppure da terra dopo averle staccate battendo i rami con pertiche di legno, con l’impiego di scuotitori, con particolari attrezzature che “pettinano” i rami. Arrivate al frantoio le olive vengono lavate, frantumate e continuamente rimescolate (gramolazione). Questo rimescolamento precede e facilita la fase di spremitura, che serve ad estrarre l’olio separando le parti liquide (composte da acqua e olio) da quelle solide (sansa). La fase successiva prevede la separazione dell’olio dall’acqua, che assieme alla sansa costituiscono i sottoprodotti della lavorazione. Solamente gli oli vergine ed extravergine di oliva sono ottenuti dalla spremitura, mentre per le altre tipologie di olio l’estrazione dalle olive può avvenire impiegando anche sostanze chimiche.

 

Il comparto olivicolo italiano

 

L’Italia è il primo paese in Europa come numero di DOP e IGP

Circa 1 milione di ettari coltivati

Circa 350 cultivar

Oltre 900.000 olivicoltori

Più di 6.500 frantoi

Circa 700 centri di confezionamento

Fatturato annuo pari a circa 3 miliardi di euro