Oli qualitativamente migliori con l'uso di una tecnologia estrattiva a basso impatto ossidativo. È il risultato ottenuto dal team di SOS Ager di UniSS, dopo aver confrontato i risultati ottenuti dall'applicazione di due diverse tecnologie estrattive. Il confornto è stato operato su una metodologia convenzionale, che ha previsto l'uso di un impianto a due fasi e mezza, contro un impianto innovativo a basso impatto ossidativo.
I paramentri di cui gli scienziati del team hanno tenuto conto sono l'acidità, i perossidi, le clorofille, i tocoferoli, polifenoli in HPLC e l'attività antiossidante.
La composizione chimica, il complesso di elementi che compongono un prodotto come l'oliva, è uno dei fattori che determina la resa e la qualità del prodotto finito. La varietà, la posizione geografica, le condizioni climatiche e le pratiche agronomiche sono fattori a elevata importanza commerciale poichè influenzano direttamente la materia prima che risulta differente in funzione del momento di raccolta.
Cosa accadrebbe se fosse possibile conoscere il contenuto in polifenoli di un olio con un metodo di analisi che fa ricorso a solventi non pericolosi per l’ambiente e gli operatori? Oltre a portare evidenti vantaggi ambientali e per la salute, ciò favorirebbe anche una diffusione più capillare del metodo di analisi e renderebbe più facile e immediata la conoscenza da parte di operatori e consumatori di questo importante parametro qualitativo degli oli. Un passo avanti necessario per costruire quella cultura della qualità di cui il settore degli oli vergini di oliva ha forte bisogno.